Gli Emirati Arabi sono un Paese giovane. Con una fortissima domanda interna (ma soprattutto estera) di un bene la cui lavorazione non va troppo oltre trivellazione e estrazione.

Il turismo di lusso e la pressoché assoluta libertà architettonica la fanno da padroni. L’idea che l’800 ci ha tramandato di Stato nazionale, faticosamente ottenuto con procedimenti di acquisizione di coscienza popolare, qui non vale. Per uscire dalla fiera delle banalità: devo aggiungere che nessuno ha mai fatto mistero della natura commerciale di un simile stato. Un patto stipulato tra 7 emirati, che a qualcuno potrebbero ricordare i sangiaccati dell’impero ottomano. In realtà, proprio per nulla: i sangiaccati partivano comunque dalla nomina di un emissario del sultano, ed erano scelti tra gli alti ranghi militari.

Tra i primi tre esportatori di petrolio, insieme a Russia e Arabia Saudita, Dubai e Abu Dhabi specialmente hanno lasciato spazio a architetti contemporanei di generi contrapposti.

Vorrei parlare di un’attrazione architettonica imperdibile di Abu Dhabi, capitale degli Emirati

Il Guggenheim Abu Dhabi è progettato dallo studio di architettura Gehry Partners, così denominato per la diretta ispirazione dell’artista dalla Fondazione Guggenheim, e apparentato agli edifici di Bilbao, Venezia e New York. L’impronta futuristica di questo esemplare degli Emirati sembra futuristica, a un primo impatto, anche se sarebbe più corretto definirla decostruttivistica, viste le forme esplicitamente rotte in continue autoreferenzialità, vista l’irriconoscibilità dei moduli architettonici per così dire “classici”.

I coni del museo si ispirano alle antiche torri del vento della regione, utilizzate per far entrare aria nella struttura ma anche per l’ombra nei cortili esterni. Il design coniuga la tradizione araba e l’architettura moderna.

Le Gallerie saranno distribuite intorno all’atrio centrale su quattro livelli collegati da ponti di vetro. Il museo disporrà di 13.000 metri quadrati di spazio espositivo centrale più altri 18.000 nei coni spettacolari. Ci sarà anche un teatro da 350 posti, laboratori e aule, negozi, diversi caffè e un ristorante.

Ancora in fase di completamento la collezione che sarà esposta, per la quale si attendono i pronunciamenti della stampa di Abu Dhabi.