I tre autori tragici, selezionati dall’arconte eponimo tra il gruppo che si era sottoposto al testi d’ingresso, presentavano uno per giorno una tetralogia, cioé quattro opere di cui tre tragiche, e un dramma satiresco.

Tetralogie

Dalle tre opere tragiche potevano nascere trilogie monotematiche, o circa, come l’Orestea di Eschilo. Del dramma satiresco poco possiamo capire noi contemporanei, se non che aveva tema mitologico e prevedeva come obbligatorio un coro di satiri. L’espediente del coro serviva da contraltare al tema principale, leggero ma comunque serioso, creando una sorta di sdrammatizzazione che però non generava risate di cuore come la vera e propria commedia.

All’arconte eponimo spettava, oltre alla scelta degli autori, anche quella dei coreghi, che erano solitamente selezionati tra i cittadini facoltosi e dovevano provvedere alle necessità pratiche dell’organizzazione dello spettacolo, compresi costumi, allestimenti, luci, e via dicendo.

Gli spettatori

Si è detto che il pubblico era variegato. Il teatro di Dioniso Eleuthereos, ai piedi dell’Acropoli, doveva contenere dai quindicimila a ventimila spettatori. Per capire come considerassero lo spettacolo, è utile immaginarsi se questi spettatori potessero concepire o meno la rappresentazione come realistica. Il giovane ateniese che si recava a vedere l’Agamennone di Eschilo che viene ucciso dalla perfida moglie, poteva immaginare che la scena non rappresentava necessariamente realtà storica ma era invece occasione rituale, nonché momento per vedere fondali dipinti, maschere, verosimiglianza della trama?

Questo forse non lo sapremo mai. Possiamo però ipotizzare che laddove la spettacolarizzazione fosse maggiore , come in Euripide, allora lo spettatore potesse legittimamente concedersi il beneficio del dubbio. Il che non gli impediva comunque di godere della bellezza e della fluidità dello spettacolo.

Il senso religioso

Non so quanto ci sia di nostalgico e quanto di veritiero in questa interpretazione. Anche perché non fatico a credere che la spettacolarizzazione religiosa potrebbe non celare una inferiore convinzione rispetto alla religiosità invece intima, spirituale. La prefica al funerale non soffre meno della piangente silenziosa, per intenderci.

Ma questa sembra essere l’interpretazione vigente.