Ne parlano come di una “meraviglia”, una “opera avveniristica”, “futuristica”, “sconcertante”. La DaVinci Tower, più che ossequiare un maestro fiorentino, che per gli emiratesi costituisce senz’altro un modello, si colloca nell’opera più ampia di tentativo di stupire l’auditorium mondiale. Con una spolverata di italianità.

Ma mi spiego: non nego affatto le ottime relazioni economiche esistenti ts Emirati e Italia. Relazioni corroborate dall’ottima considerazione che a Dubai hanno della nostra formazione tecnica, specialmente in relazione all’ingegneria civile, edile e all’architettura. Noto presso miei coetanei e anche più giovani di come molto spesso maestranze italiche vengano preferite in posizioni tecniche dai locali. Posizioni tecniche anche di una certa importanza, benché mi dicono che si preferisca lasciare ai “locals” le posizioni manageriali.

Davinci Tower, quanto è italiana?

Insomma, chi progetta la DaVinci Tower è un italiano David Fisher,che lavora nello studio Dynamic Architecture. Italiano di origini israeliane, che ha studiato architettura a Firenze negli anni ’70. Il suo progetto di una torre avveniristica (davvero) in grado di ruotare su se stessa, si richiama a DaVinci per l’impatto tecnologico dell’idea.

Costruire una torre di quella portata, con la pretesa ingengeristica di farla ruotare su se stessa, sarebbe certamente stata una sfida che avrebbe stuzzicato l’ingegno poliedrico del nostro fiorentino. Non so se Fisher dipinga o si diletti di anatomia. Certamente, quando nel 2020 verrà inaugurata la sua torre, i visitatori saranno colpiti come lo sarebbero stati nel ‘300 dalle macchine volanti, o dalle tute di sommozzatori. Se mai queste fossero state realizzate.

L’idea della sfida che un simile progetto comporta non può non farmi pensare alla nostr situazione italiana. Quando le chiese e gli edifici sacri erano i caposaldi del potere, e c’erano cospicui investimenti, il mercato dell’arte che vi ruotava attorno era competitivo a livello internazionale.

Tuttora è noto come godiamo di fama riflessa. Ma la carenza di investimenti, la precaria sistuazione economica, non possono che penalizzare i nostri David Fisher.

Per non risultare banale, vorrei aggiungere che in Italia, oltre agli investimenti per una DaVinci Tower, manca un altro fondamentale elemento: lo spazio.