Il pregiudizio che associa la cultura alla sola concezione classica, oggi accusa il colpo dell’ascesa dell’arte di strada. Anche se in realtà l’arte urbana si può ritrovare in forme evolute fin dai murales degli antichi romani e proseguendo a ritroso nella storia potremmo spingerci fino alla pittura rupestre. Tuttavia non è mia intenzione andare alla radice della definizione di arte. Più semplicemente credo che l’uomo abbia sempre amato la raffigurazione pubblica. Credo che dopo una lunga storia fatta di nuovi mezzi sempre più efficaci, dal gesso fino alle bombolette spray, il riconoscimento di quella che oggi si è evoluta come “Street Art” sia doveroso. Scindendo il mero vandalismo da quelle che possiamo considerare come opere di notevole valore estetico e sociale, il riconoscimento arriva direttamente dalla capitale dell’ispirazione artistica e romantica: Parigi.

Un riconoscimento anche delle molteplici spinte sviluppatesi nei sobborghi della metropoli francese. Testimonianze figurative di realtà, accusa sociale e problemi locali molto radicati, ma allo stesso tempo retaggio di influenze internazionali storiche e moderne in continua evoluzione. Questa fusione rende l’ambiente parigino fonte di ispirazione per gli artisti di tutti i generi e le estrazioni. Dalla scultura alla pittura, dalle performance ai graffiti, l’ispirazione e il fine emotivo non cambiano. Lo sforzo che dovremmo fare è cercare emozioni anche in questo genere di opere, senza pregiudizi o accuse di stravolgimento dello status quo.

Il pregiudizio accusa il colpo e deve piegarsi alla nuova realtà dei fatti: la street art è arte da museo

Non è solo un modo di esprimersi riconosciuto, come abbiamo visto anche a Londra nel corso dell’ultimo ciclo di eventi dedicato ai 500 anni de “l’Utopia” di Thomas More. Non è solo capitalizzazione di un’opera originariamente concepita per il pubblico dominio.

Qui parliamo di calare una nuova espressione artistica nel contesto museale di conservazione e diffusione.

Certamente rimuovere le opere dal loro contesto originario e ispiratore per collocarle in un museo non è un processo apprezzato dagli artisti. La collocazione ambientale è parte dell’opera e lo sanno bene gli ideatori di art42, lo spazio espositivo parigino dedicato alla street art. L’area è stata ideata per accogliere le opere con discrezione e continuità con il loro contesto originario. Un’impresa non sempre riuscita, ma degna di nota.

Il risultato? Un altro modo di vedere Parigi come capitale culturale estesa: non solo fisicamente, non solo temporalmente, ma anche mentalmente. Un buon auspicio per la crescita culturale e il riconoscimento dell’arte come emozione e raffigurazione in infinite forme.