Con due librettisti come gli ormai collaudati Illica e Giacosa, Puccini non poteva che trarre un capolavoro musicando la crudele e intricata storia della Tosca.

Il soggetto originale di Victorien Sardou era subito piaciuto al Nostro, che aveva iniziato delle trattative con l’autore. Trattative troppo timide, evidentemente, perché il progetto venne presto abbandonato e Puccini si dedicò per qualche tempo ad altro.

Ma la fiamma della passione toschiana non era destinata a spegnersi, evidentemente.

Perchè a distanza di qualche anno, quando un altro maestro (Franchetti) inizia a musicare l’opera e conferisce a Illica l’incarico di scrivere il libretto, Puccini cambia idea.

Non importa che Franchetti sia già andato a Parigi a dialogare direttamente con Sardou, non importa che il lavoro sia già stato iniziato. Puccini convinse segretamente Illica a spingere il contendente alla rinuncia.

Illica, da esperto in giochi di teatro qual era, ci riesce senza troppo sforzo: insomma, la Tosca torna in mano pucciniana ed inizia l’epopea della stesura musicale.

La stesura

Chiediamoci, ora: perché i due autori avevano desistito così facilmente dal dialogo con Sardou, in un primo momento? La risposta ce l’abbiamo probabilmente  guardando la stesura dell’opera, che fu un vero e proprio calvario: Sardou non aveva certo un carattere facile, e propose innumerevoli modifiche testuali, ma anche contestuali, geografiche e storiche.

Per quanto riguarda il lavoro di Illica, venne spesso pesantemente corretto da Giacosa, che ci innestava come suo solito una vena più introspettiva, più psicologica. Ma soprattutto da Puccini, che ugualmente interessato alla psicologia (ma musicale) interveniva su diversi punti dell’opera per renderla perfettamente scorrevole e rispecchiante l’anatomia degli affetti.

A me viene sempre da dire: che trio meravigliosamente assortito!

Se vi capiterà mai di leggere l’opera originale, questa anatomia degli affetti è trattata con piglio scientifico, quasi autoritario. Tutto accade strumentalmente per far progredire la vicenza.

Invece, nella Nostra Tosca, il miracolo della drammaturgia lirica si compie, e possiamo goderci un vero e proprio capolavoro.