La vittoria del premio Goncourt nel 1921 non ha impedito a René Maran di essere dimenticato. Il suo romanzo Batouala, una critica virulenta al colonialismo, è tuttavia considerato uno dei primi testi utilizzabili come studi coloniali.
Come spiegare il fatto che Batouala di René Maran, preziosa testimonianza dell’emergere di una cultura francese nera all’alba del XX secolo e vincitore del premio Goncourt del 1921, non evoca più nulla in nessuno? Proviamo a rispolverare questo “vero romanzo nero” (così recita il sottotitolo), incoronato dal più prestigioso premio letterario francese esattamente 100 anni fa.

Chi era René Maran

Nato a Fort-de-France il 5 novembre 1887, René Maran lasciò la sua nativa Martinica all’età di sei anni per studiare in Francia. Nel 1909 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, La Maison du bonheur. Il suo soggiorno in Centrafrica nel 1912 fu una rivelazione: mentre lavorava come amministratore d’oltremare a Oubangui-Chari (oggi Repubblica Centrafricana), scoprì le indecenti condizioni di vita delle popolazioni colonizzate. Durante questo periodo iniziò a scrivere Batouala, che fu pubblicato nel 1921 da Albin Michel grazie all’appoggio dei suoi amici, il traduttore Manoel Gahisto e il poeta Henri de Régnier.

Batouala vinse così il premio Goncourt. Ma lo scandalo scoppiò presto: nella sua prefazione, l’autore denunciava i rapporti conflittuali tra bianchi e neri e accusava la civiltà europea di “costruire il suo regno sui cadaveri”. L’amministrazione coloniale lo costringe a dimettersi e proibisce la distribuzione del suo libro in Africa.

Batouala, un eroe in crisi esistenziale

Sulle rive del fiume Nioubangui vive il grande capo Batouala, uno dei più potenti adoratori di idoli del paese dei bandas, il cui mondo tradizionale comincia a crollare. Quando si sveglia accanto a sua moglie, la fiera Yassigui’ndja, mille preoccupazioni lo assalgono: deve organizzare la festa d’iniziazione dei “Ga’nzas” e preparare le grandi giornate di caccia. Teme la concorrenza del giovane e vigoroso Bissibi’ngui, “il gallo preferito dalle donne”, che ha messo gli occhi su Yassigui’nda. È anche preoccupato per il fatto che dei soldati neri sono stati arruolati nell’esercito francese per partecipare a un assurdo conflitto tra francesi e germani, entrambi bianchi. In quale galea sono imbarcati? Dobbiamo sperare nella vittoria dei germani contro i colonizzatori francesi?

I bianchi, descritti come figure buffonesche e autoritarie, hanno un disprezzo assoluto e feroce per i neri. Batouala non si stanca di denunciare “la cattiveria dei ‘boundjous’, la loro crudeltà, la loro rapacità”.

Nonostante i rimproveri che rivolge indirettamente ai colonizzatori, René Maran non sprofonda nel manicheismo e descrive senza compiacenza i vizi delle tribù africane – gelosia, pigrizia, codardia. Grandezza e bassezza vanno di pari passo, perché “l’uomo, qualunque sia il suo colore, è sempre uomo”.