È sopra il bellissimo, quasi commovente golfo di Castellammare, arroccata su un colle poco prima di una delle due acropoli: è la villa di Eraclio, sito archeologico di grande interesse e che merita oggi la nostra attenzione.

Primo tra tutti l’efebicon, la palestra riservata agli efebi per le loro attività quotidiane di cura del corpo e della forza individuale, risultante necessariamente dall’addestramento sociale, di gruppo. 

Un’altra collina fiancheggia quella sulla quale si arrampica la villa di Eraclio, e qui sono in corso gli scavi per scoprire di più sul nucleo abitativo di era ellenistica. 

Siamo nel parco archeologico di Segesta, in Sicilia, e anche qui brulicano le collaborazioni, si stringono nuove partnership, e scoperte promettenti si profilano all’orizzonte. 

Siamo, com’è evidente, in un luogo in cui brulicava l’attività umana, soprattutto durante un certo periodo storico. Ora non resta che investire in modo corretto, dilazionando le risorse nel tempo e concentrandole nelle zone e le opere più interessanti.

Perché si parla tanto del parco archeologico di Segesta?

Anche le misure prese per aumentare la vivibilità del parco meritano una menzione: non solo nuovi percorsi e servizi, come panchine e sentieri che si dipanano tra gli scavi, ma anche un piccolo antiquarium e una cartellonistica pertinente e utile per orientarsi. 

Ma il vero motivo per cui si sta sentendo nominare il parco archeologico di Segesta a ogni piè sospinto è – come ormai di norma – una polemica pubblica: Vittorio Sgarbi ha infatti messo sotto i riflettori le installazioni della Fondazione Merz, portando Nello Musumeci e chiedere una revisione del progetto.

Boutade pubblicitaria? Ennesima strategia per far parlare di sé, e parlare del parco?

Non possiamo negare che stia funzionando, perché il numero di visitatori è senza alcun dubbio aumentato.

Che il fine giustifichi i mezzi l’abbiamo ormai imparato, soprattutto quando non si sceglie la facile strada di calare il livello dell’esposizione per andare incontro a un maggior pubblico, ma piuttosto si aumenta l’attenzione, si sposta il faro.

Vedremo come andrà a finire.