Una crisi pandemica che sconvolge l’universo non lasciava presagire nulla di buono, ed è arrivato il momento di confermarlo: i mercati d’arte sono in calo, opere di collezione e aste comprese.

Mercati d’arte in calo: aste e gallerie

Lo conferma uno studio di Deloitte sullo stato dell’arte, che fissa al 60% le perdite complessive nel settore delle aste (aste online comprese) per il primo trimestre 2020.

Per quanto riguarda invece le gallerie d’arte, secondo Art Basel e UBI Banca, il calo generale per questo primo trimestre 2020 è stato del 36% complessivo.

Di quest’ultimo sondaggio, quel che preoccupa di più è un operatore su 5, che ha risposto di aver registrato perdite per più del 50%.

E le aste online?

Se tutto il commercio è diventato e-commerce e diverse aziende hanno deciso di aprire il proprio sito internet, anche le aste si sono perlopiù spostate online.

Mentre musei e gallerie fanno di tutto per tenere agganciato il pubblico servendosi di nuove tecnologie e comunicazione digitale, come ho raccontato in molte occasioni durante questi mesi di pandemia, le aste sono rimaste ibride.

Cosa significa?

In sostanza, la promozione e la presentazione della prima offerta spesso vengono spostate online. Però si cerca, per quanto possibile e nel rispetto delle nuove norme sanitarie, di realizzare l’asta vera e propria dal vivo.

L’asta online non è la stessa cosa

Di recente (11 novembre) è stato celebrato il Single’s Day, una sorta di San Valentino dei single inventato da Jack Ma, fondatore del noto ecommerce Alibaba.

Come Alibaba è il concorrente cinese degli ecommerce occidentali e sudamericani, anche il Single’s Day ha voluto prender parte alla sfida, diventando il concorrente consumistico.

Perché ne sto parlando?

Principalmente, perché durante il picco di acquisti del Single’s Day, prevalentemente dall’Estremo Oriente, sono arrivati molti dati interessanti.

Innanzitutto, sempre più giovani 25-35 anni investono nell’extralusso italiano e nell’arte contemporanea.

Una nuova generazione alla disperata caccia di status symbol? Per il nostro mercato d’arte, che ora si trova principalmente online, potrebbe essere una gradevole boccata d’aria fresca.