Perché l’umanità, invece di entrare in uno stato veramente umano, sprofonda in un nuovo genere di barbarie?

Non è un’interrogazione mattutina mediata dal fatto che oggi sia la Giornata della Memoria, ma una domanda che si pongono Habermas e Adorno nel loro “La dialettica dell’illuminismo”.

Le vittime della malattia

Mi sono posto la domanda perché le vittime della malattia di cui ci viene illustrato ogni giorno il computo sono un numero che avremmo faticato a immaginare solo un paio d’anni fa.

La barbarie umana, quanto è immensa, dicevamo nella nostra parzialissima consapevolezza dell’ammontare di questo Male.

A ogni Giornata della Memoria ci vengono riproposte cifre astronomiche, grandi e che difficilmente possiamo comprendere integralmente.

Ma forse i numeri di questa malattia, sbandierati ogni giorno dalla cronaca allarmista, sorbiti da ognuno di noi come certa analisi del presente e del futuro, sono altro oltre all’indicazione normativa di zone rosse, gialle e blu: sono consapevolezza.

La giornata della Memoria

Per questo la mia speranza è che l’attuale consapevolezza pubblica del danno creato dal Covid si applichi a un’altra cifra: quella dei numeri della Shoa.

Da ex studente di sociologia ricordo bene la difficoltà di operare con precisione questo tipo di conteggi, ma direi che possiamo assestarci sui 6 milioni.

6 milioni.

Quanto hanno influito sulle nostre vite le notizie dei morti di Covid, invece?

I numeri delle vittime della malattia

201520162017201820192020
600.608565.259599.098582.999589.471664.623
Morti da gennaio a novembre secondo i dati ISTAT

Vediamo come non ci sia nemmeno lontanamente paragone con le cifre della Shoa. Sull’interpretazione dei dati non mi dilungo e non formulo giudizi di natura statistica. L’incremento dei morti è evidente, anche se oggi come allora ci sono i negazionisti, ciechi di fronte all’evidenza del numero.

In questo caso la minaccia è invisibile e soffusa, ma meditiamo sul fatto che anche l’ideologia può nascondersi dietro un apparente colpo di tosse, dietro una facciata di normalità.

Rimaniamo in guardia, consapevoli, come diceva un’altra filosofa forse meno pessimista di Habermas e Adorno, che il male è banale.