Dunque, siamo arrivati a un punto di massima tattica nella storia antica, quando la falange macedone risulta il contingente più compatto e impenetrabile, dalla forza di sfondamento lenta e inesorabile. I guerrieri della falange devono essere addestrati a non rompere le righe, qualunque cosa accada, e questo rende l’addestramento tra i più duri.

Le controindicazioni della falange

Come tutte le strutture, anche la falange macedone presenta delle controindicazioni. Il terreno è la prima tra queste. Un terreno non perfettamente pianeggiante o con delle irregolarità vanifica qualsiasi sforzo di compattezza. Inoltre, la falange non si può girare e diventa quindi molto difficile sottoporla a movimenti tattici particolarmente complessi. In più, non è frazionabile in unità tattiche minori. Insomma, va bene in un esercito composito e dotato di altre forti unità strategiche, come era quello ad esempio di Annibale durante le guerre puniche. Ma un avversario stava venendo alla luce: la legione.

Arrivano i legionari

Sulla superiorità della legione rispetto alla falange, il dibattito storiografico si risolve in un testa a testa. Difficile dire quale delle due sia superiore, certo la legione è decisamente più versatile, e dalle guerre puniche in poi ha rappresentato il modello militare vincente dell’epoca. All’epoca di Polibio, e cioè nel II secolo a.C, il dibattito aveva ancora più senso, considerando le contingenze storiche: a Cinocefale, Pidna e Corinto la falange era dovuta soccombere sotto il flagello legionario.

Strategie diverse

La disposizione per manipoli consente anche di non sfiancarla completamente tutta d’un colpo. Infatti mentre la prima linea è impegnata con il fronte della falange, le linee successive possono riposarsi dall’urto. Ma non è così semplice la conclusione a questo dibattito, vedremo perché.