Ognuno di noi tende a stilizzare il mondo contadino, soprattutto chi non vi è mai entrato. 

Anche oggi che la meccanizzazione del lavoro in campagna ha raggiunto livelli inimmaginabili sia per i tempi di “Cristo si è fermato a Eboli” sia per i tempi ovviamente delle Georgiche. Comunque la vita in campagna rimane dura. 

Perché idealizzare la vita in campagna?

Passare dall’idealizzazione può essere utile per comunicare in termini propagandistici, e così ha fatto Virgilio. Forse l’intellettuale romano pensava quel che scriveva, ma prevalentemente ha dovuto nobilitare una figura, quella del proprietario terriero e dei suoi lavoranti, anche per necessità di pensiero unico. 

Anche Rosi con il suo “Cristo si è fermato a Eboli” sta probabilmente contribuendo a un immaginario proletario che vede nel contadino una figura fondamentale. 

Lo stesso movimento marxista non è mai stato morbido nei confronti dei contadini, che – non si dimentichi – in Russia erano messi molto peggio degli operai.

Quindi forse sì, Rosi sta cercando di riabilitare i contadini.

Però l’elogio della fatica fisica e al contempo il rendersi conto che una simile fatica eccede dai confini della razionalizzazione, c’è in Virgilio ma non c’è in Rosi. 

Nel momento in cui il medico torinese che ha scelto di fare il pittore si autodefinisce “un contadino”, chi ha avuto un assaggio anche mio della campagna solleva necessariamente un sopracciglio. 

Perché idealizzare ciò che ideale non è?

Non credo personalmente che la visione di Rosi sia semplicistica e anzi, probabilmente l’intento di far risuonare il pensiero di Levi è stato più forte di un’affermazione di sistemi di valori personali. Però in ogni caso vediamo che i due modelli di vita contadina che emergono sono molto distanti in Virgilio e in Rosi, entrambi idealizzanti ma per diverse ragioni.

In Rosi, la tendenza è forse tendenza del tempo, ugualmente politica ma più intimista, in controtendenza con l’allineamento virgiliano con l’ufficialità di regime.

C’è poi un terzo modello che è quello degli storiografi, di cui parlerò nel prossimo post.