Quanto spesso capita che le metafore tecniche ci aiutino a razionalizzare o comprendere meglio dei fenomeni imprevedibili, emotivi, soggettivi o comunque spesso viziati da una grande arbitrarietà.

Gestire una falla in barca

Quando in un’imbarcazione si presenta una falla, la procedura da seguire è piuttosto chiara. Innanzitutto bisogna svuotare la sentina da tutta l’acqua in eccesso, cercando così di contenere i danni e di vedere dov’è la falla.

Insomma, prima di tutto si cerca di evitare che il danno diventi troppo cospicuo e rovini in qualche modo l’imbarcazione o la porti ad affondare.

Questa operazione va svolta con ogni materiale disponibile: da coperte a stracci, teli, ma anche materassi e cuscini. Ogni oggetto è buono per limitare, contenere, silenziare i sintomi più chiassosi del danno.

Di conseguenza si procede a verificare la fonte del problema.

La fonte dei problemi

La causa di tutti i Mali può non essere Pandora, ma Elica. La falla in questo caso è generata da un elemento strutturale, fondamentale per far progredire il motore. Eppure, questo elemento fondamentale, propulsivo, ci sta creando un problema enorme.

Bisogna creare un tappo provvisorio mediante un cuneo di legno, e spingerlo nel piccolo foro tramite un martello avvolto in uno straccio.

A questo punto bisogna cercare, per quanto possibile, di non peggiorare la situazione: si può fasciare lo scafo della vostra barca con una tela cerata, onde evitare che la pressione dell’acqua spinga oltre il necessario sul foro d’emergenza.

Poi, bisogna tenere sollevato il lato dell’imbarcazione soggetto alla falla, spingendo il peso su chi lo può tollerare.

Infine, tornare in porto.

Non ditemi che non vi viene in mente una qualsiasi gestione di problema sociale o politico, semplicemente sostituendo i termini di questo vademecum!