Proseguendo quanto detto riguardo all’astuzia della volpe, che potrebbe risultare sgradita al moralista greco antico:
Ulisse stesso era un personaggio molto apprezzato per la sua astuzia.

Atena e Ares

Se ci pensiamo nella battaglia dell’Iliade nella quale i mortali sono guidati personalmente dagli dei, Ares perde sotto Atena. Durante l’Odissea stessa c’è un’evoluzione e una mutazione del concetto di virtù, rispetto all’Iliade. Anche se Ares non è certo il dio della forza virtuoso, ma piuttosto il dio della brutta forza.

A questo punto dobbiamo distinguere forza bruta da forza bruta e virtuosa, e fra astuzia nefasta e astuzia non nefasta (persuasione).

Sacrificio persuasivo

Infatti se si vinceva una guerra grazie alla Persuasione bisognava sacrificare agli dei un bue, perché era un risultato auspicabile. Invece se si vinceva una guerra utilizzando le armi si sacrificava agli dei un gallo. La differenza di dimensione delle due prede dimostra la gratitudine che si deve mostrare agli dei.

La persuasione

Poi c’è la astuzia sul campo di battaglia, ovvero la strategia, la tattica. Non credo che un buon stratega possa venire considerato alla stregua di un Ulisse o di un Diomede che sgattaiolano nella notte e sgozzano o nemici senza prima dichiarare le proprie generalità. La stessa parola “stratega” e il suo utilizzo in diversi contesti sembrano dimostrarlo, che la strategia militare non fosse malvista dalle classi dominanti delle polis.
Quello che concluderei è che il guerriero nell’antichità greca può essere inizialmente concepito come un guerriero di tutta forza, un Achille ma deve poi necessariamente piegarsi a vari tipi di compromesso.

Perché Achille, in fondo, muore.