“La finta giardiniera” sta per andare in scena in questi giorni al teatro La Scala. Quale spunto migliore per cercare di capire una tendenza che è presente nella diffusione dell’arte a tutti i livelli, che possiamo chiamare “il direttore che alza la bacchetta”.

Opera

E’ ormai invalso nelle stagioni operistiche dei teatri rodati nell’opinione pubblica di inframezzare a opere notissime e quasi culto, delle opere minori.

Lasciandomi licenza su “minori”, ho deciso di comprendervi le opere prime, come in questo caso con “La finta giardiniera”, composta da Mozart a diciannove anni, oppure dei grandi classici caduti nel dimenticatoio dell’omologazione del gusto. Vedo spesso Monteverdi occupare questa nicchia dell’opera “minore” in molti programmi, soprattutto invernali.

Al dispiacere di vedere un grande maestro che scivola lento e inesorabile al secondo posto deve però sostituirsi la rassegnazione estetica: ogni epoca ha le sue opere.

Il Mozart buffo

Mozart fu compositore dalle molte facce, e di tutte queste grande interprete. Fine nella sua opera buffa, dove saccheggia dai contemporanei italioti, in molti casi anticipando tendenze artistiche del secolo successivo, addirittura ROssini (anche se su questo punto il mio amico musicofilo non è d’accordo con me).

“Il progetto di esecuzione di opere del Settecento su strumenti originali con la compagine barocca sorta in seno all’Orchestra scaligera affronta il primo titolo mozartiano dopo le due opere di Händel eseguite negli anni scorsi”. recita la pagina del teatro. Nulla più di un’opera giovanile poteva prestarsi alla sperimentazione, che è sempre come un patto stipulato con il pubblico, nel quale per un momento si sospende la genuflessione all’altare del gusto.

Quando il direttore alza la bacchetta

Almeno, io immagino così: un grande direttore che rincorre, con eleganza e professionalità, si intende, il gusto del suo pubblico e produce riproduzioni di Verdi, Puccini, scenografie d’Antan e vezzi vocali di nota ripulitura post-Toscaniniana.

E poi a un certo punto il direttore alza la bacchetta e chiede silenzio: adesso ascoltate me, sembra dire. Ed estrae dal cilindro il già detto Monteverdi, o un’opera non in lingua italiana, sebbene famosa, o un Mozart adolescente. Perché sì, fino a 19 anni sono adolescenti, benché geniali.