Sono grandi i nomi degli esposti insieme a Giorgio Morandi alla mostra permanente al Museo Mambo di Bologna.

Prima, gli esordienti

Il Mambo è un ex forno industriale riadattato a museo, con un gusto e una precisione che mi sento di elogiare.

Al pianterreno c’era una serie di emergenti, con installazioni e qualche esempio di arte tradizionale. Devo dire che il desiderio di stupire continua a permeare l’opera degli esordienti, ed è una caratteristica che per un certo periodo della vita mi ha stupito e insieme infastidito. Ora, ho notato con un sorriso piuttosto sarcastico la serie di fotografie che riportavano degli errori d’immagine in Google Street View, esposti tra i lavori di questi esordienti. Il malfunzionamento della macchina è evidentemente percepito come alterità, come alienazione da un nativo digitale. Dal punto di vista di un uomo della mia generazione, forse colpiva di più la serie di idoli scheggiati, sempre esposti alla mostra.

Giorgio Morandi

Ma poi, al piano superiore dell’ex forno industriale, Giorgio Morandi in tutta la sua essenza. Questa era la città in cui viveva e lavorava, qui c’è la sua casa e qui ha lasciato i suoi migliori lavori. Le nature morte sono tante e mi sono soffermato a coglierne alcuni aspetti che nella sequenza si possono gustare meglio, rispetto alla riproduzione singola.

Gli altri grandi

Insieme a Morandi, ho visto un altro motivo per il quale ero venuto qui, e cioè il politene sciolto di Burri. Poi Penone, Zorio, Castellani, Mattiacci, tutti i capostipiti dell’arte povera. Di Michelangelo Pistoletto nulla, purtroppo, anche se devo dire che il percorso era davvero ben organizzato e ben spiegato tra una stanza è l’altra dell’esposizione.

Una presentazione molto onesta e non troppo macchinosa, frutto di una programmazione che si vede essere intelligente e figlia di una città che della cultura ha fatto la sua forza nei secoli.