La cultura del cibo italiano, estesa a perdita d’occhio da occidente a oriente, sarà ancora una volta ambasciatrice simbolica del nostro paese. Nella capitale inglese e in altri 104 paesi del mondo inizierà questo mese la “Prima settimana della cucina italiana nel mondo”, sotto il coordinamento della Farnesina. Un progetto che vuole valorizzare all’estero la cucina italiana di qualità con un calendario prevede oltre 1300 eventi, conferenze, mostre artistiche, proiezioni cinematografiche oltre a cene e degustazioni, con il coinvolgimento dei più prestigiosi chef italiani. Non desta meraviglia che i curatori dell’iniziativa abbiano voluto dare udienza nella prima serata a Gualtiero Marchesi, attraverso un documentario a lui dedicato.

Questo progetto, che viene promosso in 295 sedi diplomatiche e consolari nel mondo, non poteva che vedere Londra in prima linea. Parliamo infondo della metropoli occidentale che ha fatto del meltin pot la sua più forte chiave di interpretazione. Una capitale europea capace di «un’apertura mentale forte, un vero insieme di investimenti personali e collettivi nella promozione di culture e stili di vita differenti».

La perdita dell’iniziativa sarebbe costata molto al nostro paese

Certamente non significherebbe la perdita della conoscenza della nostra tradizione gastronomica, ma la perdita di un’occasione di consolidamento della nostra immagine all’estero. Le sfiziose golosità italiane, anche declinate nelle loro varianti regionali, sono da anni esportante in tutto il mondo con grande successo. Professionisti affermati hanno fatto del Made in Italy della cucina non solo un marchio affermato, ma anche una vera filosofia di vita. Infondo mangiare italiano non è solo degustare una ricetta ben riuscita ma anche sapersi godere il cibo, assaporare un buon vino, condividere il momento del pasto con i nostri commensali.

La cura, la passione e la fantasia dedicate alla cucina italiana, sono fra le immagini più forti della nostra tradizione culinaria. Esportare la cultura della convivialità al resto del mondo significa esportare il nostro stile di vita. Un importante elemento di soft power che l’Italia oggi non può sottovalutare.