Chiunque abbia letto il “Processo” di Kafka capirà perché qualcuno si è preso la briga, al Teatro degli Stati di Praga, di rappresentarne una versione in salsa noir.
Parliamo dello stesso teatro in cui nel 1787 debuttò il “Don Giovanni” di Mozart (e dove Miloš Forman girò parte di “Amadeus”).

Qui lo scorso 13 giugno si è tenuta prima del “Processo”, rivisitato dal coreografo Mauro Bigonzetti, autore anche dei costumi.

Dice Bigonzetti all’ANSA: “Lo spettacolo nasce da una passione giovanile per Kafka e per il suo mondo. Portare ‘Il processo’ proprio a Praga, dopo l’esperienza di qualche anno fa ad Hannover, è un banco di prova davvero importante. Diciamo che ci vuole coraggio unito a un pizzico di sana incoscienza, considerato quanto Kafka sia amato e considerato. Con questo balletto è come giocare contemporaneamente in casa e fuori casa”.

La prima volta che il processo è diventato un balletto

Il “processo” si presta metaforicamente all’idea di un balletto, in quanto la sua velleità angosciosa contrasta con gli sviluppi lineare ai quali la narrazione ci ha abituati.

Qui tutto succede in un incrocio di scenografie bizzarre e incomprensibili all’occhio di chi guarda. Le musiche provengono da un repertorio antico (Bononcini, Buxtehude, Gesualdo da Venosa, Monteverdi), con inserti forieri di sventura e coinvolgimento di Henryk Górecki e Modest Musorgskij.

“Rispetto al testo di Kafka – dice Bigonzetti – c’è una figura in più, il personaggio della ‘newspaper woman’, interpretata da Kristyna Nemečkova e Kristina Kornova, che simbolizza i media nella società odierna. Devo dire che a Praga ho trovato un’altissima professionalità nei solisti (Alina Nanu, Miho Ogimoto, Ondrej Vinklat, Giovanni Rotolo) e nel corpo di ballo del Czech National Ballet, entrati subito in sintonia con le mie idee coregrafiche”.

La scenografia e le luci di questa rappresentazione del Processo sono di Carlo Cerri, che si è occupato anche delle videoproiezioni con la OoopStudio di Alessandro Grisenti e Marco Noviello.