Si respira sostenibilità quando si passa da Broken Nature – Design takes over Human Survival. La mostra collocata nello splendido contesto della Triennale passa infatti in rassegna gli incubi e le soluzioni “scientifiche” rispetto al cambiamento ambientale. SI entra al primo piano nella hall che butta subito nel cuore della mostra. Il filo conduttore è secondo me “il dato”.

Il dato scientifico e il design

Il dato nel senso che la rassegna di installazioni e esposizioni in seno alla mostra non fa altro che presentare versioni più e meno edulcorante e di design della tragedia del cambiamento climatico. Il dato la fa da padrone, dalla hall suddetta che stampiglia sulle pareti una sequenza spaventosa di dati sul cambiamento climatico. NOn sono numeri, si badi bene, nè frasi. E’ una rappresentazione grafica puntiforme e lineiforme che vuole rendere l’idea cronologicamente e quantitativamente del fenomeno.

Un concept nuovo

Un concept innovativo quantomeno nel format, che aveva questo sapore di divulgazione scientifica. Del resto, la scientificità è concetto chiave della recente moda dell’interesse per il cambiamento climatico. Un fenomeno che mi sembra perlopiù giovanile, fatto di flash mob, di social network e di manifestazioni colorate e poco aggressive. Devo dire che in nulla questo movimento dei Fridays for Future mi ricorda le mobilitazioni della mia giovinezza. Nemmeno l’aspetto scapigliato del fenomeno di massa che gli anni 60, 70 hanno vestito lo ritrovo qui. Insomma, diciamo che si tratta di slogan politici molto contenuti, e il tenore non è certo ideologico ma conserva una naiveté notevole e che secondo me apre a scenari positivi.

Broken Nature: consigliata

Ma non volevo divagare sulle mode ambientaliste. Mi sono servite a spezzare una lancia a favore di questa mostra Broken Nature, che del dato fa il suo cuore, pur rimanendo una squisita esposizione di design, degna del contesto della Triennale nella quale è collocata.