Quando parlo di Commedia dell’Arte e delle sue maschere, mi immagino sempre come un croupier. Vedo quei burattini tipici dei giochi infantili della mia generazione, e mi ci vedo mentre prendo alcune caratteristiche somatiche, alcuni colori del vestiario, elementi tipici, azioni, battute, e spingo e rimesto e riassegno ora all’una, ora all’altra persona con cui sto parlando. 

Del resto, non sono solo io a vedere la Commedia dell’Arte come un lungo corso di manifestazioni antropologiche.

Ogni regione ha la sua, ogni carattere umano ha la sua. 

Ma anche, ogni cultura ne ama una diversa.

Inizierò quindi un viaggio, che per me ha un sapore assai nostalgico, nelle maschere della Commedia dell’Arte, iniziando da quella forse più iconica: Arlecchino.

Arlecchino l’insaziabile

Con il suo costume a scacchi e il naso appuntito, Arlecchino è un personaggio noto per la sua astuzia, il suo appetito insaziabile e la sua innata propensione per il caos. 

C’è chi ritiene che il nome “Arlecchino” possa derivare dal francese “Hellequin”, un personaggio delle leggende medievali di diverse aree d’Europa. Tuttavia, altri collegano Arlecchino al personaggio dell’Harlequin, un buffone presente nel teatro europeo medievale, che in comune con la maschera ha il costume multicolore e il fare scanzonato.

Arlecchino acquisì la sua identità distintiva durante l’epoca della Commedia dell’Arte, quindi tra il XVI e il XVIII secolo. 

Il costume a scacchi, simbolo delle umili origini, la maschera con il naso appuntito e la personalità giocosa lo resero immediatamente riconoscibile. Era spesso un servo o un contadino, ma la sua astuzia e il suo spirito libero lo distinguevano dagli altri personaggi.

Come variante regionale abbiamo anche il Servitore Bergamasco (ebbene sì, Arlecchino è una maschera lombarda, secondo altri più specificamente bergamasca).

In ogni caso, l’Arlecchino nella sua variante di servitore bergamasco è strettamente associata ad una certa abilità acrobatica e alla propensione per i giochi di parole, anche un po’ naif. 

Influenze su altre arti

La sua figura è stata adattata e reinterpretata in numerose opere letterarie, artistiche e teatrali, tra cui il balletto “Pulcinella” di Stravinsky, che presenta un personaggio ispirato ad Arlecchino.

Arlecchino ha anche fatto la sua comparsa in numerose produzioni cinematografiche e televisive.

Diventato insieme a Pulcinella un personaggio archetipico della Commedia dell’Arte, Arlecchino ha in realtà molte cose ancora da dirci, nel suo modo rigorosamente umilissimi e sempre giocoso.

Ora, per par condicio, bisognerà parlare di Pulcinella.