Un genere poco conosciuto e poco “scritto”, il ragtime rappresenta in realtà la perfetta transizione tra la musica melodica e lo swing che ha conquistato invariabilmente tutti i padiglioni auricolari all’inizio del ‘900.

Ma vediamo come nasce questo curioso e orecchiabile genere sincopato, che ha prodotto mostri sacri ma molti meno di quanti performassero dal vivo.

Ci sarà anche una breve spiegazione del perché il ragtime sia rimasto così dietro le quinte… ma una cosa alla volta.

Le origini del ragtime

Possiamo ravvisare le origini del genere ragtime nella musica sincopata suonata in contesti informali dalle persone di colore, in Europa come oltreoceano.

Possiamo dire che il primo esempio illustre di ragtime l’abbiamo con Debussy e il suo “Golliwogg’s Cakewalk” (1907), e questo primo esempio ci aiuta anche a tracciare un altro fil rouge: quello del ballo cakewalk.

Un ballo piuttosto standard, con qualche affinità con il can can e in parte anche il foxtrot (lo dico visivamente, da non esperto).

Una caratteristica del cakewalk: era in qualche modo appannaggio degli afro-americani, allora chiamati con meno lusinghieri aggettivi.

È in questo periodo che iniziamo a sentire sempre di più il ragtime, suonato come accompagnamento della musica da ballo, e molto raramente scritto.

Debussy

Abbiamo già nominato Debussy e la sua fascinazione per il genere. Sua è anche un’altra composizione che è palesemente un ragtime: The Little Negro, del 1909.

Dal mio punto di vista, il Maestro francese prese moltissimo dalla sincope insita in questo genere, che almeno una volta l’aveva affascinato.

Anche se sia Golliwogg’s Cake Walk sia The Little Negro siano composizioni giocose e fatte afferire a un universo infantile, furono considerate alla stregua di altri pezzi più “seriosi” del maestro, ed ebbero il largo successo che meritavano.

Però è molto inopportuno concentrarci troppo sulla scena europea, perché oltre atlantico, qualche anno prima, aveva iniziato a muoversi il più grande ragtime-player di tutti i tempi, che fu anche colui che coniò il termine che definì il genere: Scott Joplin.