Scott Joplin è storicamente e epistemologicamente il momento in cui nasce il ragtime. Sebbene abbiamo cercato di rintracciare le origini del genere nei balli “cakewalk” e in certe opere di Debussy, il vero e unico “king of ragtime” è lui.

Come fiorisce il ragtime di Scott Joplin

Iniziava come pianista di bar, che aveva ricevuto delle lezioni di pianoforte durante l’infanzia da un’insegnante di pianoforte tedesca che lo istruì ai canoni classici.

Ma Joplin formò il proprio gusto e orecchio non solo suonando i classici. Tra i suoi brani, che ebbe la grande lungimiranza di scrivere, troviamo ballate, pezzi brevi e opere più lunghe, di impianto prettamente classico.

Non abbandona mai gli schemi melodici della musica classica e popolare, e non si addentra troppo nelle sonorità blues e jazz più estreme della sua epoca: la sua è una musica che riprende con gioia e comprensibili alterazioni una certa musica nazional-popolare.

Questo fece la sua grandezza, e gli consentì di consacrare il genere di “Maple Leaf Rag” e “The Entertainer”, come anche di altri pezzi meno famosi come “The ragtime Dance”.

I primi pezzi

Fu nel 1898 che pubblicò la prima raccolta di ragtime “Original Rags”, ottenuta armonizzando e rifacendo anche altri brani famosi.

Un successo non comparabile però con quello di “Maple Leaf Rag”, dell’anno successivo.

Quello che molti non sanno del grande compositore fu che vinse un Pulitzer postumo per un’opera ragtime che nessun editore gli volle pubblicare, e che fu costretto a pubblicare a proprie spese: Treemonisha.

Morto nel 1917, Joplin ebbe un successo solo postumo. Probabilmente l’ascendente popolarità del jazz, insieme alla sua esigua rete di contatti, lo rese un pianista noto solo ai critici più colti.

Oggi

Oggi però siamo in grado di reperire pressoché qualsiasi genere musicale, grazie alla diffusione dei programmi di musica in streaming.

Chissà che qualche altra opera postume del grande Joplin non venga recuperata da qualche appassionato contemporaneo?