In pochi lo pensano, ma lo studio scientifico, inventato dall’essere umano, può essere applicato anche all’essere umano stesso: questo è il concetto alla base della disciplina dell’antropologia. Nata nel XIX secolo, l’antropologia è il prodotto di una serie di sviluppi storici e intellettuali che hanno portato alla sua affermazione come campo di studio indipendente e riconosciuto. Le radici dell’antropologia risalgono all’età dell’illuminismo europeo, con l’interesse per la diversità culturale e le società “altre”. La disciplina inizia comunque a prendere forma solo nel XIX secolo, in un contesto di esplorazione coloniale e di contatti sempre più frequenti tra culture diverse.

Il Volkgeist

Un contributo significativo all’emergere dell’antropologia come disciplina lo dobbiamo a Johann Gottfried Herder (1744-1803), un filosofo tedesco noto per il suo lavoro sull’identità culturale e sul concetto di Volkgeist, con relativa importanza dell’individualità culturale delle diverse società e propose che ciascuna cultura dovesse essere studiata in modo indipendente.

Tra i precursori dell’antropologia vi è Kant, che nel suo lavoro sulla filosofia della storia introdusse il concetto di “razza” e suggerì che la diversità umana dovesse essere studiata in modo sistematico. Un altro importante precursore fu Comte con la sua definizione di una metodologia scientifica per lo studio delle società umane. Comte enfatizzò l’importanza di osservazioni empiriche e di un’approccio positivistico all’analisi sociale.

L’Antropologia come scienza

L’antropologia come disciplina scientifica affermò la sua identità distintiva nel XIX secolo. Uno dei momenti cruciali fu la fondazione del “Museo dell’Uomo” a Parigi nel 1826, sotto la direzione di Georges Cuvier e Alexandre Bérard. Questo museo fu uno dei primi luoghi dedicati alla raccolta e alla conservazione di oggetti etnografici da culture non europee, contribuendo così a una maggiore consapevolezza dell’importanza di studiare le culture diverse e soprattutto percepite come diverse.

Ma il vero impulso all’antropologia come scienza si ebbe con l’opera di Lewis Henry Morgan (1818-1881), considerato uno dei fondatori dell’antropologia sociale. Nel suo lavoro “Ancient Society” (1877), Morgan sviluppò una teoria dell’evoluzione sociale basata sulla classificazione delle società umane in stadi di sviluppo, da quelle più primitive a quelle più avanzate. Questa teoria influenzò notevolmente lo sviluppo dell’antropologia sociale come disciplina scientifica.

La Scuola Britannica e l’Antropologia Culturale

L’antropologia culturale iniziò a prendere forma con l’opera di Edward Burnett Tylor (1832-1917), noto per la sua definizione di cultura come “quel complesso che include conoscenza, credenza, arte, morale, diritto, costumi e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro della società.” Tylor promosse l’idea che lo studio delle culture non europee potesse aiutare a comprendere la natura umana in generale.