Oggi così di moda, la figura dell’intellettuale dissidente è sempre stata necessaria per risvegliare diverse coscienze assuefatte allo status quo, nelle epoche più disparate. Dai poeti elegiaci e la loro astrazione dalla politica augustea, per quanto fossero dissidenti solo fino a un certo punto, vedi Virgilio e il prestarsi alla propaganda nel modo più semplice possibile (poema epico).

Bertold Brecht

Con un salto a dir poco improprio, vorrei arrivare a uno degli idoli della mia generazione, Bertold Brecht, un intellettuale dissidente ma ancora pacato, appartenente al passato, quando delle “vere” misure contenitive venivano messe in atto contro chi parlava e pensava diversamente.

Brecht ebbe in realtà molto di più in comune con i poeti elegiaci di quanto si pensi, anche se fu capace fin da giovane di esprimere apertamente il proprio anti-patriottismo.

Ma per capire il Dialogo di Profughi, un testo di disarmante modernità che il maestro scrisse in seguito all’esilio tra Parigi, la Danimarca e Stoccolma, serve un altro pilastro che formò il giovane Brecht, ovvero il socialismo.

Innanzi tutto, dobbiamo immaginarci l’avanguardia brechtiana come vicino al “nostro” futurismo, ma con una fortissima componente pacifista. C’era all’epoca la volontà di sovvertire il sistema, ma c’era soprattutto un fortissimo astio verso la sterile borghesia, intesa nella sua accezione vaga di “classe media”.

Dialogo di profughi

Il dialogo di profughi diventa un’occasione per esplorare non solo il tema del conflitto tra questi due tedeschi di formazione culturale diversissima: diventa anche un modo artistico e molto moderno di affrontare la lotta di classe.

I primi momenti del dialogo sono infatti un confronto costante tra gli stili di vita dei due, che in corso d’opera si scoprono essere molto vicini.

Al punto che i dialoghi al bar della stazione diventano quasi l’unica occasione di svago per i due, che grazie all’esilio scoprono un nuovo umanesimo e una base ideologica da cui partire.

Ma partire per cosa? Nel Dialogo di Profughi, per la costruzione di un’amicizia e di una società. Ma per l’autore, si parla più che altro di un terreno comune da cui potenzialmente si farà risorgere il Vero spirito tedesco.