Si tiene fino alla fine del mese una mostra sulla fase padovana di Galileo Galilei.
In quelli che l’intellettuale ricorda come gli anni migliori della sua vita, collochiamo più o meno tutte le sue passioni più spiccate, che si tradurranno poi in effettive applicazioni pratiche. Si parla dell’astronomia, e sarà esposto il cannocchialone di Giuseppe Campani, insieme a alcuni dipinti significativi dell’impatto che lo scienziato pisano ebbe, per la sua epoca e per l’età moderna.
L’Endimione
C’è l’Endimione del Guercino, fanciullo adagiato sotto la luce lunare, con un cannocchiale in mano.
Nella Padova a cavallo tra 1600 e 1700, il Galilei si smarca definitivamente dall’astrologia che dominava la conoscenza pseudo-scientifica del tempo. Determinando di fatto l’inizio di una nuova disciplina. Ma l’Endimione è soprattutto la figura classica e gradevole. In una sorta di sincretismo qui si risolve la matematica, scienza suprema: nell’armonia tra l’estetica mollezza delle forme e la certezza della fusis, la natura. Che viene studiata dalla scienza.
La medicina
Parlare di metodo scientifico ignorando l’ipocondria galileiana è quantomeno riduttivo.
“Siringhe secentesche, pilloliere o l’impressionante scultura di uno scorticato anatomico realizzata dal pittore e scultore. Cigoli, amico di una vita, ci rimandano invece al Galileo “medico” dei primi studi, mai portati a termine, in medicina, materia alla quale, anche a causa della sua ipocondria, non smise mai di interessarsi” (così recita la descrizione della mostra).
La mostra
La mostra di svolge a Padova, al Palazzo del Monte di Pietà.
La scelta bisemica del nome “rivoluzione” dovrebbe mettere le anime storiche e artistiche sull’attenti. Non ci sono ancora andato personalmente, ma mi sembra una di quelle da vedere.