Vedo veramente come un falso mito, quello della staticità nel modo di esporre le opere d’arte. “Vista una viste tutte”, quante volte l’ho sentito dire. Per smentire questa triste convinzione, gli eventi che caratterizzano il nostro patrimonio di beni culturali, hanno in questi ultimi anni dato sfogo a grandi slanci di notevole creatività.

Rispetto al passato, in cui la varietà di un’esposizione consisteva prevalentemente nel ricambio degli artisti, oggi la tecnologia ha aiutato tantissimo nel coinvolgere i fruitori in modi sempre diversi. Anche gli artisti stessi hanno la possibilità di esprimersi in modi nuovi grazie a supporti elettronici o l’utilizzo di giochi di luci e materiali diversi. Non a caso la spinta natale dell’arte è sempre stata quella di sperimentare, sia che si tratti di soggetti nuovi, colori e metodi di pittura differenti, sia che si tratti di tecnologie da poco a disposizione. Quello che mi piace tuttavia è che questa voglia di sperimentare la si trova non solo dalla parte dell’artista, ma anche in chi cura le esposizioni. Indirettamente quindi tutta questa energia, si proietta nello spettatore che si trova a provare sensazioni sconosciute, immerso in percorsi ignoti e diversi dal solito, sperimentando così a sua volta. Non so voi, ma io in tutto ciò non vedo nulla di statico.

Esempio calzante di nuove traiettorie artistiche è la mostra che si terrà a fine anno alla Permanete di Milano: “CHAGALL. Sogno di una notte d’estate”. Ispirata ad una nuova forma espositiva testata solo in Francia, ottenendo grandi risultati, l’allestimento per il maestro bielorusso si tratterà di una mostra-spettacolo, in un mix arte, teatro, musica e tecnologia. Questa forma inedita vuole far conoscere e vivere l’arte sostituendo all’opera fisica scenografie e rappresentazioni in 3D, accompagnate da una colonna sonora e brani narrati.

Devo ammettere che questa formula mi incuriosisce. Trovo anche molto appropriata la scelta di un artista come Chagall per un esperimento sensoriale di questo genere, proprio perché la semplice genuinità delle sue opere trasporta chi le guarda nel suo mondo onirico in un modo estremamente naturale.

Un falso mito sconfitto su tutti i fronti

Infondo è la natura stessa dell’arte quella di rinnovarsi e trovare sempre nuove vie per colpire e tramettere emozioni. Proviamo emozioni molto forti quando ci troviamo davanti all’ignoto, ci trasformiamo quasi in bambini, un po’ spaventati nell’affrontare situazioni nuove ma estremamente curiosi.

L’arte ci trasforma in bambini, forse è proprio questo il segreto.