Sviluppo del tema fantastico, della natura e dello stile tardogotico, sono queste le caratteristiche che ritroviamo nelle opere di Paolo di Dono, meglio conosciuto come Paolo Uccello. Più volte ho avuto la fortuna di ammirare i suoi capolavori, l’ultima volta fu a Ferrara durante la mostra in omaggio ad Ariosto. In quell’occasione l’esposizione ospitava “San Giorgio e il drago”, una delle opere che preferisco in assoluto.

Non tutti sanno che fu proprio la sua passione per la rappresentazione del fantastico, della natura e degli animali, uccelli in particolare, usati per riempire vuoti prospettici, a far nascere l’uso del soprannome Uccello o Uccelli che lo accompagnò per tutta la sua carriera. Paolo Uccello resta in fin dei conti un autore non troppo amato, probabilmente perché i suoi quadri non sono fortemente emozionali, non possiamo paragonarlo a un artista come Caravaggio ad esempio, che ha fatto dell’irruenza e la passionalità del suo carattere anche il tratto distintivo delle sue opere. Tuttavia ammetto che è un artista molto evocativo, in particolare nel rappresentare l’espressività dei soggetti e nella ricerca e sviluppo della prospettiva.

Nei suoi quadri traspare quel mondo fantastico, favolistico, onirico che mi riporta all’interno delle immortali atmosfere ariostesche. Ciò che mi ha sempre colpito è che davanti a quadri come “Caccia notturna” o “Battaglia di San Romano”, i personaggi sembrano come sospesi, fermi in innaturali forme plastiche. Gli scuri colori di sfondo fanno illuminare i bianchi cavalli e i personaggi in primo piano, ed improvvisamente ci si ritrova dentro ad una scena, un attimo prima che succeda qualcosa. Esattamente questo mi ha sempre affascinato di lui, sembra di essere li un attimo prima della battaglia, un attimo prima che il cavallo posi atterra le sue zampe, un attimo prima che la lama colpisca.

Sviluppo non solo dei minimi dettagli ma ricerca della prospettiva

Si può notare fin da subito l’ossessiva ricerca della prospettiva nelle opere di questo grande artista. Questa ossessione è stata un segno distintivo dei suoi lavori, ma anche motivo delle critiche più aspre, poiché per sviluppare studi incessanti sulla prospettiva, tralasciava i personaggi.

Io però rimango sempre incantato davanti ai suoi capolavori, trasmettono qualcosa di magico e misterioso che non può che essere ammaliante.