Il metrò, per eccellenza e per omonimia, è il metrò di Parigi. Direte, è la Tube di Londra.

Eppure ancora fino ai ’70 si diceva “il metrò” invece della “metro” al femminile che mi sembra la prevalenza, oggi. Ebbene, “le chemin de fer métropolitain“, nato nel 1900 a designare la ferrovia sotterranea parigina, era maschilissimo. Ben presto abbreviato in “le métro“, diventò l’emblema di questo tipo di trasporto anche in Italia. Qui, la ferrovia implica che il qualificativo che segue sia declinato al femminile.

Penso si possano usare indifferentemente senza il rischio di essere tacciati di provincialismo, io stesso non saprei quale scegliere con convinzione.

Inaugurata all’Expo 1900, dopo la Tour del 1889, le métro è ad oggi la terza in Europa per estensione, dopo Londra e Madrid. Ad essa si aggiunge, per la decongestione del traffico, la RER.

A differenze delle metro di Lisbona e Stoccolma, questa nasce standardizzata e funzionalissima, anche nell’architettura e nel design: i tunnel sono perlopiù non troppo in profondità, ad esempio. La decorazione standard delle stazioni è in mattonelle bianche, tranne alcune eccezioni. La mia preferita è la Gare des arts et métiers, anche per le ragioni storiche che la legano al musée soprastante dal quale prende il nome. Si intravedono, del museo, gli ingranaggi color ruggine a vista, citazione dei molti macchianari esposti nella galleria. Alcuni oblò simulano la comunicazione con l’esterno.

C’è poi Louvre-Rivoli, con afflati neoclassici, sempre in comunicazione col Louvre sovrastante.

Jean Bazaine, pittore astrattista  di vocazione, decora il soffitto di Cluny-Sorbonne, chiusa per molto tempo perché poco utilizzata. Qui ci collochiamo in linea con la decorazione parietale che deve permanere nel tempo, come a Lisbona e a Stoccolma, in un certo senso. Ci sono poi le stazioni a tema-nome, Parmentier dedicata all’agronomo francese, che oggi reca affisso un cartellone con la storia della patata, Bastille che vede dipinti su mattonella episodi della Liberté dall’Ancien Régime, come si può facilmente immaginare. Poi, c’è Pont Neuf con le sue giganto-riproduzioni di monete, a citazione della Zecca parigina sulla rive gauche.