Uno dei capolavori del teatro contemporaneo americano. “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller, è il secondo titolo che scelgo per la mia personalissima rassegna “Restiamo a casa con i grandi classici”, che ho iniziato qui con L’Idiota di Dostoevskij.

Restiamo a casa con Arthur Miller

Forse non il consiglio migliore, quello di restare a casa con Arthur Miller, o quantomeno con Willy, il commesso viaggiatore protagonista dell’omonima pièce teatrale. Infatti è dopo una giornata in famiglia che l’inetto e sfortunato protagonista trova la forza per mettere definitivamente fine alla sua vita.

Opera in due atti e un requiem

Non me ne vogliate perché ho rivelato così candidamente il finale. Vi sarebbe stato sufficiente aprire la prima pagina e leggere “opera in due atti e un requiem” per annusare come sarebbe andata a finire. Ma anche leggere il titolo…

Va detto che la generale attitudine dei drammaturghi tardo novecenteschi tende ad essere piuttosto cupa. O almeno, dei classici che studiamo, che fanno tutti parte di quell’accusa delle storture della vita. Alcuni critici le hanno volute vedere come critiche alla società piccolo-borghese, ma con loro buona pace manterremo un tono generale.

Il commesso viaggiatore

Perché quindi l’ho inserito in rassegna “restiamo a casa”? Penso innanzi tutto che i personaggi offrano molti spunti di riflessione. I due figli ingrati che passano l’ultima serata di vita del padre con due prostitute diventano emblematici di un conflitto generazionale mai sopito, ma anche della fatica di dover sopportare i fallimenti personali.

Mentre i figli si consolano come possono, la moglie sopporta tutto il fardello del dolore altrui. Nella scena finale, il requiem, è lei da sola sulla bara, con l’amico di famiglia, senza figli, a piangere sulla tomba.

Il marito, protagonista, commesso viaggiatore, si ritrova in balia completa dei ricordi e di un generale senso di impotenza. Tutta la pièce parla della sua presa di coscienza della vacuità dell’esistenza. Ci sono alcuni momenti di pragmatismo, in cui cerca di migliorare la propria posizione lavorativa, o in cui parla del futuro dei figli. Non abbastanza però, a quanto sembra, per resistere.

Un grande classico, intramontabile. Lo consiglio vivamente.