Per chi non ci è mai stato è difficile intuire il fascino indiscreto che permea questa città siciliana, che per certi versi è unica nel suo genere.

Un battesimo del fuoco

Iniziamo dalla sua struttura, che appare in tutta la sua evidenza come un reticolato a castra romano. Il motivo di questa pianta, inusuale se consideriamo che Catania è una colonia greca, è rintracciabile in un evento geologico preciso: l’eruzione dell’Etna della fine del XVII secolo.

Come è facilmente intuibile, la città è stata ricostruita in seguito al cataclisma, e ne riporta ancora alcuni segni evidenti. Partiamo dalle coste: è evidente la presenza di colate laviche nelle spiagge di scogli, sassi e ciottoli, dove troviamo non solo il segnale di rocce magmatiche effusive, con gli specifici cordoli di solidificazione. Ma anche, ed è molto suggestivo, degli inserti sulfurei che restituiscono un colore giallognolo a alcuni sassi.

L’architettura

Di conseguenza l’architettura non presenta quasi per nulla rimanenze medievali, eccezion fatta per recenti scavi archeologici riportati alla luce, come il teatro greco e l’anfiteatro romano.

Sebbene chi è alla ricerca di teatri greci dovrebbe affidarsi ai più vicini e spettacolare teatri di Siracusa e Naxos, anche nella splendida e regia Catania si possono reperire alcune vestigia pre-barocche.

Il resto è barocco. Volute, fregi, cancellate, balaustre tortili, decorazioni a stucco mangiate dal tempo e dallo smog ma ancora visibili all’interno dei palazzi signorili. Le chiese sono presenti almeno a ogni quartiere, quasi a sconfessare la vocazione marittima della città e la conseguente e probabile sua liberalità dei costumi.

Nel complesso, il quadro che ce ne viene regalato è quello di una città magnifica, con una patina di incuria a sovrastarla. Ne parleremo meglio prossimamente.