Il processo evolutivo del Jardin des Plantes di Parigi è interessante per la contrapposizione che vive al suo interno.

Dal ‘600 ad oggi ha vissuto una serie di ampliamenti e ristrutturazioni molto importanti, non solo per le piante che vivono al suo interno, ma soprattutto per il messaggio che passa ai suoi visitatori. Oggi il Giardino Botanico è fuso con la cultura rappresentata da musei e gallerie afferenti all’evoluzione umana, geologica e naturale del pianeta.

Tutto al centro di Parigi, una metropoli europea, avanzata a livello economico e demografico, ma anche una vera capitale culturale estesa.

Una serie di contrasti anche forti, che possono colpire l’immaginazione, ma che passeggiando fra le curatissime aiuole del Jardin des Plantes non traspaiono. L’ordine e la pace che si respirano nel giardino mi hanno spesso rilassato nei miei trascorsi a Parigi. Ammirare le opere d’arte della natura, curate sapientemente dall’uomo, è un’esperienza che fa riflettere sulle nostre capacità e sull’indiscussa meraviglia della natura e la sua forza di adattamento.

Tuttavia anche all’interno di quest’oasi, il suo stesso processo evolutivo ha generato un nuovo contrasto.

Il processo evolutivo del giardino ha generato la Ménagerie

A fine ‘700 è nata la Ménagerie, lo zoo del giardino botanico. Inizialmente voluto per il prestigio cittadino, ma successivamente, sempre più metafora della Parigi metropoli moderna. La poesia “La Pantera” di Rilke esprime bene il concetto:

“Dal va e vieni delle sbarre è stanco
l’occhio, tanto che nulla più trattiene.
Mille sbarre soltanto ovunque vede
e nessun mondo dietro mille sbarre.

Molle ritmo di passi che flessuosi e forti
girano in minima circonferenza,
è una danza di forze intorno a un centro
ove stordito un gran volere dorme.

Solo dalle pupille il velo a volte
s’alza muto – un’immagine vi penetra,
scorre la quiete tesa delle membra-
e nel cuore si smorza.”

– Rainer Maria Rilke

Scritta ispirandosi a una pantera realmente residente nella Ménagerie, Rilke ha in realtà riportato come l’uomo stesso sia quell’animale malinconico, rinchiuso nella metropoli, incapace di raggiungere la libertà. La prospettiva negativa convive necessariamente con quella positiva e pacifica che si vive nello stesso giardino. In un turbine di contrasti, che in 400 anni di processo evolutivo del Jardin des Plantes, ci hanno restituito una realtà evocativa della storia della cultura metropolitana, che sta continuando a vivere e rinnovarsi nel nome del turismo naturale e culturale.

Con l’auspicio che il futuro di Parigi continui a riservare uno spazio di pace e serenità all’interno dei suoi contrasti.