La storica Esposizione Internazionale delle Arti Figurative di Monza degli anni 20 si è trasformata in una realtà molto più articolata. Spostata a Milano, è diventata un evento culturale internazionale completo: la Triennale di Milano.

Ricordo parte del balzo della Triennale verso la modernità, con l’apertura a nuove forme espressive come moda e audiovisivi negli anni 70. Forse alcuni ricorderanno la più famosa presentazione del 1968. Quell’anno si sarebbe dovuto parlare di industrializzazione e dei suoi riscontri economici, sociali e culturali. Tuttavia il notevole subbuglio culturale dell’epoca ne condizionò irrimediabilmente l’esito. Nessuno di fatto poté mai fermarsi a riflettere sulla società dei costumi come progettato dagli autori della mostra, dato che gli studenti in protesta occuparono il Palazzo dell’Arte e portarono al fallimento l’Esposizione. Fra le altre cose, per il movimento studentesco, quell’occupazione fu la prima a bloccare un edificio non scolastico in Italia.

Oggi quei tempi sono lontani, ci sono ancora movimenti studenteschi internazionali, ma nulla a che vedere con le proteste di allora. Anche la Triennale si è ripresa, innovando, arricchendo la propria offerta e crescendo continuamente. Come? Traendo forza dai suoi elementi distintivi.

Palazzo dell’Arte e l’unione delle arti, per una Triennale sempre più internazionale

La forza dell’architettura, per un evento che la celebra. Il monumentale Palazzo dell’Arte appare effettivamente come forte, grande e stabile. In fondo è pensato architettonicamente per proiettarsi su Parco Sempione e mostrare la sua apertura con un porticato dal grande impatto. Certo il palazzo è notevole e la posizione aiuta, ma la vera marcia in più della Triennale è sempre stata culturale. La ricerca dell’unità delle arti a livello internazionale, l’incrocio di architettura, arte, design, moda e cinema, l’importanza della società italiana ed estera, tutti elementi imprescindibili del messaggio della Triennale. Le arti devono confrontarsi e unirsi per far fronte al futuro.

Tuttavia, come le persone devono conoscere se stesse prima di inserirsi nel mondo, anche le arti devono prima confrontarsi con se stesse. Un esempio di come questo possa accadere è la mostra di quest’anno Made in Europe 1988-2013. Esaminando la sola architettura, da un lato si esalta la sua evoluzione negli ultimi 25 anni in Europa, mentre dall’altro lato si spingono i metodi innovativi di costruzione e la circolazione dei giovani architetti fra i Paesi, aprendo le porte del loro futuro.

In questo esempio ho preso in considerazione solo una mostra, ma c’è molto di più attorno. Attività didattiche, convegni, seminari, workshop, eventi, iniziative particolari e contestualizzate. Una miriade di possibilità per gli interessati e i turisti, un capitale di cultura dal respiro internazionale. Sempre a Milano, la città più internazionale ed europea d’Italia.