Siamo arrivati al punto della tragedia in cui il sovrano Creonte ha non solo violato le leggi divine, ma anche ucciso una ragazza innocente, cosa che ha causato la morte del proprio figlio, e della propria stessa moglie. 

Insomma, il dramma del sovrano che ha sbagliato i calcoli.

Sofocle mette in bocca anche a Creonte la disperazione e gli fa dire che non ha più la forza di vedere altri giorni. 

“Questo è il futuro

Noi dobbiamo agire nel presente

Di ciò si occuperà chi deve”

(Coro, Antigone)

Questo è quanto gli dice il coro, che dobbiamo immaginarci come un attore vero e proprio, una sorta di buon senso comune, non necessariamente una coscienza o un parere infallibile.

Diciamo che in questo caso la conclusione del coro rappresenta il simbolico epilogo della vicenda, suggerendo che Creonte non deve morire ora. 

Il ruolo del sovrano

Qual è il vero ruolo di Creonte e di Antigone? 

Perché si parla di Antigone come del dramma che per primo mette in luce la discrepanza tra legge superiore e legge umana? 

Una prima riflessione è abbastanza semplice: la legge umana di Creonte non è che una legge politica.

L’avversario viene lasciato senza sepoltura per piccineria, umana e nel contempo politica, essendo i greci molto intrisi di cultura politica. 

Lasciare l’avversario senza onori funebri è da sempre accaduto nell’epica classica, vediamo il caso di Achille nell’Iliade, che lascia insepolto l’eterno rivale Ettore. 

Però, quello che Sofocle sembra dirci è che Creonte non è Achille e che quindi nonostante la propria capacità politica, intendendo politica come governo della polis, è venuto anche lui a sottostare alle leggi non scritte del popolo di cui fa parte.

Leggi non scritte

Se per noi le leggi non scritte sono i diritti umani (che pure abbiamo scritto), per un greco dell’età classica sono le leggi degli dei. 

Come già in un tragediografo molto famoso della Grecia classica precedenti a Sofocle, anche in Eschilo si parla di Ubris o tracotanza: il re è tracotante nella propria brama di potere e sovverte le leggi degli dei.

Anche per questo si ritrova con moglie e figlio morto. 

Ma il punto non è solo questo: c’è anche una chiara consapevolezza da parte del tragediografo, che scrive del sentore di popolo.

Gli illegali simpatici

Anche nella nostra cultura contemporanea ci sono dei personaggi che legalmente siamo obbligati a condannare, ma che mediaticamente e artisticamente continuiamo a romantizzare e in qualche caso anche a mitizzare. 

Alcuni esempi sono il Nemico Pubblico statunitense, Bonnie e Clyde, Robin Hood oppure i colpevoli di crimini considerati “giustificabili” o comunque comprensibili. 

Quella che per noi oggi è vaga simpatia, dovremmo considerarla come una vera e propria legge non scritta per l’antica Grecia. Gli inventori della democrazia l’avevano capito prima di chiunque altro: è la consuetudine, cioè Antigone, il vero potere che consenta una civiltà di prosperare. 

La legge umana è invece transitoria e passeggera, ma al prossimo sovrano verrà spazzata via. 

Questo è secondo me il più grande valore, ancora oggi molto attuale, della tragedia Antigone.  

(Qui ci sono il numero 1, il numero 2 e il numero 3 di questa serie di articoli).