Un altro anno, e questo spazio mi sembra sempre una sfida più difficile all’analfabetismo funzionale che incalza, alla svalutazione dei nostri beni culturali, all’ignoranza del passato.

Ultimo dell’anno, ed è obbligo fare il punto

Abbiamo iniziato ad addentrarci nelle bellezze martoriate di una delle nostre capitali della musica, della cultura, della gastronomia: Napoli è stato un ultimo affacciarsi al mondo delle metropolitane.

Abbiamo proseguito arabizzando il nostro gusto verso gli esotici e scintillanti new entry della competizione economica e architettonica globale, gli Emirati.

Dalla DaVinci Tower ai Radicali italiani, in nome dell’osservazione critica e appassionata di quanto c’è di nuovo nelle affascinanti contrade di Dubai e Abu Dhabi.

In controtendenza

Da aprile in poi, in controtendenza rispetto al BelPaese, ci siamo poi rifugiati a teatro. Dopo aver svernato al caldo, ci rinchiudiamo a vedere l’opera, iniziando dall’atteso arrivo di Davide Livermore alla Scala di Milano, passando dalla fascinazione per il selvatico della Bohème e per un’incetta di suggestioni operistiche varie.

Solo un mese dopo mi sono concesso uno sguardo sull’Oggi, perché la cultura è anche e soprattutto lettura della realtà con occhi istruiti: e via con un cenno al dibattito dello spread, e poi alle Best practice dopo il terremoto.

Fino a giugno sono quindi tornato all’opera, chiamato dall’arrivo annunciato in Italia di Anna Netrebko.

Interrotta solo dall’eclissi di luglio, l’opera ha continuato ad occupare queste pagine, interrotta solo da un unicum, la riflessione sullo Yad Vashem, e dall’omaggio al grandissimo scomparso Lindsay Kemp.

Per via di qualche avveduta lettura adatta alla mia età ho provato ad avventurarmi nel *romanzo russo, dove prometto di tornare non appena mi sarò raccapezzato un poco.

Poi è stata un’altra grande parentesi, che ha cominciato a inframezzare con sempre più prepotenza le mie divagazioni operistiche: l‘arte contemporanea, da Giorgio Morandi al parallelismo con la filatelia.

Concludo l’anno con un’altra passione che non so per quanto mi accompagnerà, quella per le ville signorili.

Chissà se continuerà, chissà se continuerò ad offrire un bollettino operistico con poca ambizione, ma grande passione da spettatore.

Che dire. Arrivederci al prossimo anno!