Quante volte abbiamo sentito questa frase (soprattutto per chi bazzica l’ambiente legale)?
“Ci sarà pure un giudice a Berlino” è tuttavia un’espressione dall’origine misteriosa.
Anche se online viene attribuita da molti a Bertold Brecht, non si riesce a trovare una fonte che menzioni l’esatta opera da cui la frase è ripresa.

L’origine storica

Che sia un racconto o un’opera teatrale, nemmeno Umberto Eco è riuscito a trovare l’origine di questa frase. 
Che sia un inganno collettivo? Lo scherzo di qualche buontempone nella rete? 

Diciamo che forse Brecht non ha citato letteralmente la frase “ci sarà pure un giudice a Berlino”,  ma si tende ad attribuirla al protagonista di una vicenda storica realmente avvenuta, e raccontata da Brecht. 
La storia è quella di Arnold, Mugnaio di San Souci.

Durante il regno di Federico II il Grande, il mugnaio Arnold lavorava nel suo mulino. Un giorno un barone di nome Von Gersdorf  decide malauguratamente e dispettosamente di drenare gran parte dell’acqua che prima arrivava al mulino verso i propri possedimenti, in  modo da poter costruire una pescheria.
Il Mugnaio si rivolge quindi ai giudici, sperando di fargli sentir ragioni, o quantomeno di ottenere un risarcimento.
Ma i togati, corrotti o semplicemente sottomessi al potere, danno ragione al barone.

Non resta che andare a Berlino alla ricerca di un giudice imparziale per il quale la legge sia davvero uguale per tutti.

Sembra che risalga a questa fase della vicenda l’esclamazione contrariata eppure velatamente ottimista del povero mugnaio.

Il significato

Non sappiamo se questa è veramente l’origine della frase, ma come per la storia della colonna infame possiamo considerare la vicenda emblematica di una certa tendenza.

Anche in un sistema corrotto e tendente alla degenerazione plutocratica ci può essere un uomo onesto.

Il mugnaio Arnold sembra che abbia alla fine trovato quel che cercava. La figura onesta fu per lui quello che allora era l’autorità massima possibile: Federico il Grande, che gli diede ragione.

La vicenda, che fece scalpore in tutta Europa, è raccontata da Enrico Broglio nel libro “Il regno di Federico di Prussia”.