Tocca alla Francia oggi salutare diciamo Paul Belmondo, che ci ha lasciato lo scorso lunedì.

Dopo che anche in Italia si è molto parlato di questo grande attore, persino il presidente francese Macron nell’elogio funebre sostiene che bel mondo era così amato “ perché ci assomigliava”.

Jean-Paul Belmondo, addio!

Lo chiamavano “Bebél”, con un tono scanzonato che ricordava la leggerezza, caratteristica principale e che si ricordava, quando si aveva a che fare con Belmondo.

Quasi toccante l’uscita del feretro, che era drappeggiato dal tricolore, sulle note di ”Chi Mai”di Ennio Morricone, in quanto colonna sonora di “Le Professionnel”. 

Ma forse noi lo conosciamo meglio per “Fino all’ultimo respiro” di Jean-Luc Godard o “Le Guignolo” di Georges Lautner. 

Sentivo raccontare che Jean-Paul, in visita alla nonna, amase appendersi spesso alla tromba delle scale per far prendere dei grossi spaventi alla povera signora.

Un attore mattatore e burlesco

Fu una figura d’altri tempi, a cavallo tra il burlesco e il serio, in grado di essere mattatore quando serviva, e di levare la maschera e abbassare la guardia tragica nei momenti in cui “il faut rire”.

Curioso che la notizia della sua morte sia stata in concomitanza con il festival del cinema di Venezia, lo stesso festival che nel 2016 gli conferì l’onorificenza più prestigiosa: il Leone d’Oro alla carriera.